I campi elettromagnetici sono dannosi per le api?
L’Università di Southampton ha recentemente pubblicato una ricerca (Shepherd et al., 2018 e 2019) che dimostra come l’esposizione delle api del genere Apis Mellifera, la comune ape da miele, ai campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF-EMF; 50 Hertz), causi l’alterazione di meccanismi fisiologici e comportamentali. Questi fattori, combinati con altri, sono responsabili della progressiva scomparsa delle intere colonie di api.
Questa situazione è estremamente preoccupante poiché, negli ultimi trent’anni, c’è stata una diminuzione significativa degli insetti impollinatori in tutto il mondo. Le api, in particolare, garantiscono l’impollinazione dell’80% delle specie agricole importanti per l’alimentazione umana. In caso di estinzione delle api, molti frutti e vegetali come arance, pompelmi, mandarini, kiwi, meloni, cavolfiori, pomodori, cavoli, zucche, carote e sedano scompariranno dalle nostre tavole.
È importante prestare attenzione a questa problematica poiché le api svolgono un ruolo fondamentale nella catena alimentare e nella biodiversità. Se non si adottano misure concrete per proteggere questi insetti, si rischia di causare un grave impatto sull’ambiente e sull’economia.
Perché muoiono e perché molte specie di apidi sono a rischio?
Le api affrontano una serie di sfide ambientali che mettono a rischio la loro sopravvivenza: sono esposte a parassiti, batteri, virus, funghi, variazioni di temperatura, pesticidi utilizzati in colture intensive, invasioni di altre colonie o di predatori, carenza di cibo causata dall’urbanizzazione e dal disboscamento, e inquinamento elettromagnetico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha identificato i campi elettromagnetici come uno dei principali inquinanti ambientali, la cui intensità è in costante aumento grazie alla tecnologia moderna. La suscettibilità di diverse specie animali, compreso l’uomo, alle radiazioni non-ionizzanti, sta diventando un tema sempre più importante per gli scienziati, in quanto c’è una diffusa presenza di sorgenti di campi elettromagnetici, come linee di trasmissione dell’energia elettrica ad alta tensione, antenne per la telefonia mobile, dispositivi wireless e ripetitori radio-televisivi, su tutto il territorio.
Le varie sorgenti di campi magnetici emettono radiazioni di diversa intensità e frequenza: i
cavi elettrici e i dispositivi elettrici sono fonti di radiazioni elettromagnetiche a bassa frequenza (ELF-EMFs; 50 Hz) ma di elevata intensità, mentre dispositivi come smartphone, tablet, forni a microonde e router Wi-Fi emettono radiazioni associate alle radiofrequenze o alle microonde a bassa intensità e alta frequenza (da 300 MHz a 300 GHz). Il nuovo 5G, che utilizzerà bande di frequenza notevolmente superiori a quelle sperimentate finora, si aggiungerà a questa lista.
In che modo gli ELF-EMFs influenzano gli impollinatori?
Gli ELF-EMFs possono influenzare negativamente gli impollinatori come le api, che sono animali sociali altamente sviluppati e organizzati in una società strutturata in cui ogni individuo ha un ruolo ben definito.
In particolare, le api operaie o bottinatrici, responsabili di raccogliere il necessario per l’alveare, hanno un sistema complesso di comunicazione che include le danze, in cui indicano alle altre api la posizione delle fonti di cibo.
Inoltre, queste api sono in grado di orientarsi attraverso l’uso della luce solare, degli odori e della memoria visiva del paesaggio circostante. Le api adulte possiedono anche un sensore magnetico nell’addome, costituito da minuscoli granuli di magnetite, che permette loro di rilevare il campo magnetico terrestre e orientarsi come una bussola.
L’esposizione agli ELF-EMFs può alterare questi processi sensoriali e comportamentali, interferendo con la capacità delle api di comunicare, orientarsi e trovare il cibo, portando così alla loro progressiva scomparsa e alla diminuzione dell’impollinazione delle specie vegetali.
Api ed elettrosmog: cos’è emerso dallo studio?
Come dimostrato dagli autori dello studio, la presenza di campi magnetici variabili e a bassa frequenza, come quelli prodotti dalle linee elettriche dell’alta tensione, interferisce con la magnetite delle api e compromette la loro capacità di orientamento.
Inoltre, la stessa ricerca ha evidenziato che queste interferenze elettromagnetiche possono compromettere anche i meccanismi di difesa delle api, che non riescono a rispondere prontamente a possibili invasori della colonia.
Normalmente, quando un’ape “guardiana” percepisce un pericolo vicino all’alveare, emette un feromone d’allarme chiamato isopentil acetato, sollevando l’addome ed estroflettendo il pungiglione per diffonderlo nell’ambiente circostante tramite le ali agitate contemporaneamente.
Questo segnale attiva le altre api che si uniscono per neutralizzare l’intruso. Tuttavia, quando le api sono esposte a campi elettromagnetici a bassa frequenza, sembrano dimenticare come reagire o addirittura non percepire il pericolo. Questo le rende vulnerabili agli attacchi esterni e compromette la sopravvivenza della colonia.
In che modo si può contrastare l’impatto dell’inquinamento elettromagnetico sulle colonie di api?
L’anno scorso, siamo stati contattati da Luciano Mion, un ricercatore indipendente nell’ambito dell’elettrosmog, per condurre un test diretto su alcuni dei nostri alveari
Abbiamo posizionato un dispositivo chiamato “Purity” all’interno di 10 famiglie di api aventi caratteristiche simili e creato un gruppo di controllo di 10 famiglie senza il dispositivo.
Il sistema mira a schermare le frequenze dannose per il sistema di orientamento delle api, riducendo così la perdita di bottinatrici che non riescono a trovare la strada di casa. A fine stagione pubblicheremo le tabelle di produttività dei due gruppi per valutare i risultati.
Siamo grati alla L.A.M. per averci dato l’opportunità di testare questa tecnologia innovativa per il settore.