L’ape nell’arte e nella simbologia
L’ape è stato fin da sempre considerato un animale piuttosto importante. Ciò lo si evince dalla presenza, o meglio, dalla moltitudine di rappresentazioni nell’arte e, in generale, nella simbologia. Il nostro piccolo impollinatore è presente nel sistema simbolico di tutte le società occidentali e orientali, quindi nella mitologia, nelle religioni, nell’esoterismo, nell’araldica (la branca che si occupa della descrizione degli stemmi) e in numerose forme artistiche, dalla pittura alla scultura, dai tempi antichi fino ai giorni nostri.
L’ape infatti viene raffigurata come simbolo di dolcezza e purezza, ma anche di saggezza e operosità lavorativa, questo perché l’importanza della sua attività all’interno dell’ecosistema è indiscutibile. Il simbolismo dell’ape è fondato sulla sua diligenza e sull’organizzazione del suo alveare. L’operosità dell’alveare e la struttura stessa della famiglia simboleggiano infatti il rinnovo della vita e della natura. Nell’arte araldica l’ape è presente in varie casate nobiliari per rappresentare il simbolo di sovranità.
Il simbolo dell’ape nella storia
L’uomo trae parecchi insegnamenti dalle api. Da esse si può imparare a vivere bene in una comunità, a godere della reciproca compagnia, a gestire i rapporti con i propri simili e ad apprezzare l’aiuto dei simili, sapendo che esso non ha un valore relativo al singolo individuo, ma all’intera comunità. La simbologia di questa preziosa creatura porta l’uomo a riflettere sull’importanza del lavoro di gruppo, della cooperazione e della condivisione per uno stesso comune obiettivo.
Per far sì che all’uomo non sfuggano mai tali insegnamenti, le api sono sempre apparse nel mondo dei simboli, già dai tempi più antichi. Intorno al 1.600 A.C. gli antichi Babilonesi veneravano Mithra, dio che veniva rappresentato nelle sacre scritture come un leone che teneva nelle sue fauci un’ape. Ma all’ape è collegato anche un simbolismo regale nel tempo degli antichi faraoni: il prezioso insetto era presente nei cartigli che raffiguravano i loro nomi.
Nell’Antica Grecia l’ape veniva considerato un animale sacerdotale per la sua purezza e la vicinanza al mondo e al profumo dei fiori. Nella religione, Zeus veniva chiamato Melisseo, ovvero uomo-ape, poiché – secondo la leggenda – da bambino veniva nutrito dalle api di Creta e da esse avrebbe preso il colore dell’oro. Nella città di Efeso – antica città nella regione dell’Egeo – comparì su una moneta, poiché era considerata uno dei simboli del luogo.
Poi nella Francia Imperiale era associata a nobiltà e ricchezza. In Italia, specialmente nel mondo della Cristianità, è divenuta simbolo teologale della Speranza ed è apparsa nelle raffigurazioni di Sant’Ambrogio, ma anche Giovanni Crisostomo e Santa Rita da Cascia. Troviamo l’ape anche nello stemma di papa Urbano III Barberini e all’interno del palazzo del casato. Presente anche nell’emblema della famiglia Bonaparte per simboleggiare il senso dell’ordine e dello zelo.
L’ape nell’arte: ecco alcuni esempi
La prima testimonianza sull’importanza dell’ape e sui rapporti che la legano all’uomo risale a ben 9.000 anni fa, nel Neolitico. Sulle pareti di una grotta della Spagna, precisamente a Cueva de la Araña, sono raffigurati un nido di api e un cacciatore di miele.
Nel corso degli anni sono poi cambiate le raffigurazioni.
Nel Medievo le api venivano dipinte in modo molto stilizzato, anche a tratti poco realistici, mentre nei manuali scientifici del periodo la loro raffigurazione è piuttosto veritiera. Agli inizi del 1.500 l’artista tedesco Albrecht Dürer rappresentò Cupido in fuga inseguito da uno sciame d’api per aver tentato di rubare il miele da un alveare.
Dopo circa 100 anni abbiamo la realizzazione di “Sansone che porta il favo di miele ai genitori“, da parte del pittore Giovanni Francesco Barbieri, poi anche l’artista fiammingo Giovanni della Strada realizzò pitture storiche e mitologiche, arazzi, illustrazioni sulla cattura degli sciami.
Poi ancora, lo scultore Gian Lorenzo Bernini realizzò “Fontana delle api”, una vasca a forma di conchiglia che funge da piccolo abbeveratoio per alcune api assetate. In un periodo storico più recente, intorno alla fine del XX secolo, l’artista Pier Augusto Breccia ha dipinto in modo allegorico gli “uomini-ape” e “l’ape regina”.
Degli anni Duemila invece è datato il dipinto in acrilico di Irene Brandt, il quale raffigura con estrema semplicità e immediatezza il lavoro svolto quotidianamente dalle api. E non è tutto qui. Per quanto riguarda la lavorazione del vetro, il maestro di Burano Vittorio Costantini deve la sua notorietà anche al modo in cui interpreta il mondo degli insetti attraverso la tecnica del “vetro a lume”.