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Perchè le api fanno il miele
Tutorial apicoltura

Perché le api fanno il miele? Scopriamolo insieme

Il miele è uno dei prodotti naturali più preziosi, sia per le sue svariate proprietà nutrizionali sia per gli usi che se ne fanno, dalla cucina fino alla medicina tradizionale e alla cosmetica. Ma perché le api fanno il miele? Una domanda curiosa, la cui risposta non è proprio conosciuta da tutti, e quindi penseremo noi a rispondere!

Le api sono responsabili di una buona parte della produzione del miele tramite il lavoro svolto nei mesi più caldi dell’anno, tra impollinazione dei fiori e attività nell’alveare, poi però sta all’apicoltore fare tutto il resto. Il suo compito è infatti quello di estrarre il miele dai favi, per poi filtrarlo e farlo decantare, senza la necessità di trattamenti ulteriori.

Perché le api fanno il miele? La necessità di fare il miele

I responsabili della produzione del miele sono gli insetti impollinatori, più precisamente, le api mellifere. Per le api “produrre” il miele rappresenta una vera e propria necessità. Come accennato prima, il loro lavoro è condizionato dalle alte temperature e dalla presenza di fiori: dunque tra la primavera e l’estate volano di fiore in fiore raccogliendo polline e nettare dalle piante, elementi che poi trasportano nell’alveare; in autunno-inverno rimangono invece a riposo.

E quindi come riescono a sopravvivere durante i lunghi mesi di freddo?

La risposta è semplice: il miele – che rappresenta una grandissima fonte di energia per l’alto contenuto di glucosio – viene immagazzinato grazie al lavoro svolto nei mesi precedenti, assicurando così alle api il nutrimento per il periodo invernale. La quantità di miele richiesta deve infatti essere sufficiente sia per nutrire l’ape regina, sia per tutta la colonia o famiglia. Il miele, considerato alimento di riserva, viene “prodotto” solo dalle api e da altri insetti impollinatori piuttosto simili, poiché soltanto loro hanno bisogno di accumulare cibo.

Perché le api fanno il miele? La vita delle api tra produzione del miele e nutrimento

L’ape non è un animale solitario, anzi, tutt’altro! L’insetto impollinatore vive in una famiglia molto numerosa, la cui stessa sopravvivenza è frutto di un grande lavoro di cooperazione tra tutti i componenti: l’ape regina, i fuchi (esemplari di sesso maschile) e le api operaie. Le api, più che lavorare per sé stesse, lavorano per il bene di tutta la famiglia, basti pensare che esse hanno una vita molto breve: quelle che nascono in estate vivono mediamente solo alcune settimane (circa 4), mentre in inverno arrivano a vivere fino a 3 mesi.

Dopo il 21esimo giorno di vita l’ape operaia diventa bottinatrice, ciò significa che esce dall’alveare per raccogliere nettare e polline tramite l’apparato boccale e le zampine posteriori. L’ape bottinatrice, quindi, ha il compito di andare a raccogliere la materia prima per produrre il miele, vola di fiore in fiore o sui tronchi degli alberi. All’interno del fiore trova il prezioso nettare – soluzione zuccherina prodotto dalla pianta tramite apposite ghiandole – e porta anche il polline, utile per la riproduzione. Sul tronco di un albero, invece, trova la melata, un altro liquido a base di zucchero che deriva dalle deiezioni di alcuni tipi di insetti piccolissimi che succhiano la linfa e rilasciano la sostanza.

Perché le api fanno il miele? Dal fiore all’alveare…

Il nettare o melata viene risucchiato e raccolto nella borsa melaria che si trova nella gola dell’ape. Essendo di piccole dimensioni (così come è piccolo il nostro insetto impollinatore), ogni qualvolta che la borsa melaria si riempie, l’ape ritorna nell’alveare per svuotarsi. A partire da questo momento comincia la prima trasformazione del miele grazie a tutti gli enzimi che si trovano nell’apparato digerente dell’ape.

Poi, all’interno dell’alveare, l’ape bottinatrice rigurgita fuori il nettare raccolto e lo trasferisce alle altre api, le quali procederanno a lavorarlo con l’aggiunta di altri enzimi. Il composto ottenuto (che non è più nettare, ma non ancora miele) viene depositato nelle cellette per essere sottoposto al processo di concentrazione. Il liquido infatti contiene troppa acqua, per cui in fase di conservazione rischierebbe di ammuffire.

A questo punto le api operaie, a loro volta, lo mangiano e lo tengono nel loro corpo per circa mezz’ora per poi rigurgitarlo; successivamente, sbattendo le ali, creano corrente per fare evaporare l’acqua all’interno, innalzare la soglia di umidità e “sigillare” così le celle. Il miele, chiuso nelle celle, viene quindi protetto e conservato per i mesi successivi, garantendogli il nutrimento per la cosiddetta brutta stagione.